21 marzo 2011

100 km degli ascari


Buona primavera a tutti. Chi mi conosce, un po’, sa che a me piace molto correre, in bici o a piedi, in compagnia ma che, ogni tanto, sento il desiderio di andare e stare anche da solo. Nel “primo tempo” della mia vita questo imprinting dell’ascaro (nel suo significato veneto) era molto presente e chi mi conosce, da un po’, lo sa bene. Ora, che sono entrato da qualche anno nel “secondo tempo”,…anche :) E’ per questo imprinting che sabato mi sono alzato prestino e anche se il tempo non prometteva nulla di buono, non ho avvisato nessuno, ho preso la mtb ( il cancello per la precisione) e sono andato. 100 km, non dei forti, ma comunque su e giù per i nostri colli, un giro dell’ascaro per l’appunto. Uno di quelli, che come a me piace chiamarli, riconcilia con i propri limiti. I limiti. Anche in questo la bici mi insegna, al contrario che nella vita, a viverli come risorsa. In bici conoscerli e tenerne conto non è una vergogna, non è solamente necessario ma diventa un aiuto per poter continuare e concludere il proprio giro. Se poi non sei un ascaro e corri in compagnia, i propri limiti sono noti a tutti e viceversa, ed è l’unico modo per “andare”, ognuno con il proprio passo, insieme. La bici mi insegna che il modo migliore per conviverci è farseli amici, riderci sopra con ironia e in semplicità. Trovo che nella mia vita non sia così. I limiti sono limiti, e basta! Mi impediscono di arrivare dove e come io vorrei nelle cose e nelle relazioni, come se quello che io penso sia il “meglio possibile”. Uno di questi è il desiderio di perfezionismo che, se di per se è bene, diventa invalidante quando si trasforma in mania. La mia natura, l’educazione ricevuta e un modo di fare di oggi suggerisce addirittura di non intraprendere certe iniziative se non sei sicuro che poi abbiano successo. Questo mi porta a una “perfetta pigrizia”. In bici parto anche se non è bellissimo, con un itinerario di massima, i cambi di programma non sono imprevisti ma occasioni per vedere cose nuove, le soste non sono perdite di tempo ma momenti in cui riposare e scherzare con chi sta correndo con me, lo “sguardo sempre fisso alla meta” non è motivo di ansia ma invito a godere del paesaggio che sto percorrendo. C’è un detto veneto che una persona a me molto cara era solita dirmi quando dovevo prendere delle decisioni importanti ma anche no: “chi fa poe sbagliare, chi no fa ga xa sbaglià”. La foto è di “un stroparo” piantato, come si usa, a “cao” di un filare di vigne. Non è sicuramente la pianta più bella, che da un buon frutto, la più alta, la più dura, nemmeno il suo nome è bellissimo (quello scientifico Salix viminalis suona molto meglio…la potenza dei nomi) eppure i suoi rami, le strope, nelle mani del contadino diventano, attraverso la maestria della potatura e legatura, strumento perché la vigna possa “prendere” il sole migliore così da dare il suo frutto. Mi rassicura e mi commuove pensare che il Contadino “ami e si compiaccia” anche “del stroparo”. “Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”. Volevo infine anch’io ricordare Nadia. Ognuno “conserva nel proprio cuore” ricordi frutto della propria esperienza con lei e con la sua famiglia. Nei miei lutti, non solo fisici, mi ha aiutato molto ascoltare questa canzone che dedico a lei e a chi come me, e più di me, ha avuto in dono la condivisione di una parte di questo viaggio.



1 commento:

  1. Che bei "ricordi" mi hai riportato alla memoria..."e strope" che costeggiavano il confine tra la casa mia, dei nonni, degli zii (la famosa famiglia "patriarcale veneta" non la migliore ma di certo quella che molti di noi hanno conosciuto!!!!)servivano anche a legare "e fassine" dei rami secchi che si mettevano da parte per fare fuoco...niente andava buttato, tutto aveva un valore e io rimanevo incantata a guardare le mani nodose della zia di mio papà che con maestria annodava questi rami ramati...io ci provavo ma le mie manine delicate da bambina non riuscivano a stringere abbastanza forte e la fascina non stava "in sesto"...ci vuole metodo e forza anche per le cose più semplici...ti verranno dei "calli" a forza di allenarti ma poi le cose ti vengono naturali, anche quelle che sembrano più "complesse" Buona primavera a tutti :-)

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