8 marzo 2011

08/03/2011

Anzitutto auguri a tutte le donne anche se non so quante frequentano questo blog.
Grazie GG. Mi piace questo blog, forse perché lo sento anche un po’ mio, un po’ nostro, è comunque una bella opportunità.
Sto leggendo un libricino di “avvicinamento” al ciclo pellegrinaggio di Gerusalemme :) (non ho detto l’anno) e ho trovato una bella frase che condivido:

“Non voglio mettermi fretta: questo è un atteggiamento velenoso del nostro tempo. Se vuoi fare qualcosa in fretta significa che non te ne importa più niente e vuoi passare a fare altro.”

E un modo di fare che trovo molto spesso nel mio pormi davanti alle cose e alle persone. Mentre faccio una cosa sto pensando a quella successiva, mentre sto con una persona la mia testa, il mio cuore e molte volte anche il mio sguardo pre-corrono altre strade.
Credo sia il frutto di questa ormai famosa mania di efficientismo, l’essere misurati sulla produttività che ci porta a queste maniere.
La bici cosa centra in tutto questo? Niente, almeno per chi non la pratica, come noi, per piacere ma solo come mezzo di trasporto o per agonismo.
Chi pedala per piacere invece, sia per giri giornalieri che per alcuni giorni, sa bene, e se non lo sa lo impara, che è giusto organizzarsi ma non fare “una lista delle cose da fare”.
Pedalare a testa alta ti permette di guardare e ascoltare ciò che ti sta attorno, godere i piccoli dettagli e le differenze. Osservare di più e analizzare di meno, prendere le cose come vengono. E’ un esercizio in cui si pratica la flessibilità e la pazienza. Diversamente è solo fatica.
E’ in questo senso che ritengo l’andare in bici anche una palestra per essere meno frettoloso nelle mie giornate, nelle mie relazioni. Godere di più e meglio nelle cose e con le persone con cui sono chiamato a stare, convinto che, ed è così, siano le uniche vere perche situate in un tempo che è il presente. La pazienza di ricercare il buono e il bello che c’è in ogni cosa.
Altrimenti si rischia di correre in bici, e nella vita, a testa bassa, pre-occupati dall’itinerario, dai tempi e dalla classifica.
Quando si preferisce l’arrivare al piacere, quando si sono dosate male le forze, arriva la stanchezza, ma non quella appagante, frutto della strada percorsa, bensì quella che toglie le motivazioni al continuare, anche con fatica, a pedalare, ed allora è inutile dare colpa alla bici, in fondo anche lei, se non la ami e la rispetti, ti dirà: “non ti conosco”.

PS Ma sto blog xe poe usare cussì?

3 commenti:

  1. ecco una donna (moglie de uno che qualche anno fa ze sta travià daea bicicletta!!!!!)
    Belle parole caro Stefano molto vere anche se io che uso la bici come "mezzo di trasporto quotidiano" ti dico che anche usata così ha delle grandi possibilità: puoi ascoltare musica, puoi incontrare persone, godere delle piccole cose che cambiano intorno a te, apprezzare il vento che ti passa tra i capelli o una bella lavata di un acquazzone d'estate!!!! Certo è molto più "relaxing" pedalare in mezzo alla natura senza avere fretta di arrivare ma per imparare a godere delle grandi occasioni forse bisogna aver saputo gustare le piccole cose quotidiane che invece di renderti schiavo cercano di renderti più umano...e Gerusalemme non scappa...c'era prima di noi e ci sarà ancora dopo di noi quindi "sta sereno" ci arriverai!!!!!

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  2. ho trovato questo sito che a mio parere è stupendo per chi ha la passione per la bici
    americancyclo.wordpress.com
    ciao Bepi

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