1 aprile 2012

me xe scampa' ancora

Sara' ea primavera, sara' ea bicicletta, ma me xe scampa' ancora de poesiare...scuseme..
Volli fermamente volli..questa breve storiella sui nostri colli.

Mi piacerebbe mescolare ,pian piano, i nomi dei posti che insieme scaliamo,
e quindi comincio il mio versetto dalla salita del Groppetto.

Torreglia Mondonego Piccolo Marte, ndemo ragassi dai che se parte
Valbona Lanzetta Passo del vento, tutti in colonna a ritmo un po' lento.
Catajo Turri e Mottolone, si scalda la gamba di tutto il plotone.
Fianco del Venda e su al Roverello ,correre insieme e' sempre piu' bello.
Val Pomaro Cecilia e infine Arqua' ,fermemose insima e tiremo un po' el fia'.
Baone Monte Cinto e Monte Fasolo , ea xe na saita da fare da solo.
Regazzoni Torreglia Piccolo Marte, tosi ste tenti me sa' che queo parte!
Venda Rua e Galzignano, rientra nel gruppo l'uomo, pian piano.
Via Sale via Fonda Muro del pianto, tornemo casa gavem corso tanto.
Teolo Madonna e xo dal Groppetto, xe vedemo sabo pa naltro giretto.
Ciao a tutti.

Giullare

18 marzo 2012

E' (quasi) PRIMAVERA, LA STAGIONE DEI ...PACCHI!!





...tre, come i tre moschettieri della giornata di ieri. 
Il primo lo ha "tirato" il meteo...previsioni ottimali, clima fantastico per una grande impresa...seee, una nebbia da 2 novembre, un freddo dicembrino, salvo poi "ripensarci".
Il secondo è un "non pacco", ovvero un pacco al quadrato, in quanto colui che in quest'arte è un maestro questa volta ha trovato la scusa giusta per "tirarlo senza tirarlo", lasciandoci a becco asciutto nella nostra personalissima hit list!!
Il terzo lo abbiamo confezionato noi, impostando la pedalata secondo i giusti parametri "per far fondo"...chilometraggi, pendenze, percorso..tutto il necessario per far felice chi...non c'era! che peccato!!(forse si o forse no?)
Insomma "il clima" è dei migliori, quello bello frizzantino e stimolante, che fa correre qualche brivido su per le schiene curve nella fatica, aggiungendo pepe al semplice piacere di trovarsi in compagnia; dai (sarebbe 'Ndemo Dai!) tosi, fuori dai giacigli - che sembrate un po dei ghiri - e troviamoci numerosi alla prossima occasione!!

15 marzo 2012

SCUSA ROMA VADO DI CORSA




Faccio mio un titolo di un bel libro (Scusa New York vado di corsa) che un amico mi ha regalato qualche mese fa.
E’ si, ci siamo, domenica prossima, in qualche modo, proverò a correre la maratona di Roma.
In qualche modo perché anche questa volta, nella preparazione, non è andato tutto come speravo, un infortunio mi ha fermato per 20 giorni e così non sono riuscito a fare i “necessari lunghissimi”. Tant’è, cosi va la vita.
Ogni maratona ha un suo ricordo specifico e, per questo, è in se originale, tuttavia ci sono alcuni punti/momenti che , almeno per me, ritrovo in ognuna:
- Anche il giorno della maratona, quando suona la sveglia, solitamente presto, nell’incoscienza dei primi secondi la tentazione è quella di spegnerla e girarmi dall’altra parte. Sto bene al calduccio e al sicuro, e sempre faticoso “uscire”. Poi, quando prendo coscienza, mi alzo. E’ il giorno della “gara”!!!
- Iniziano i preparativi, stretching, colazione abbondante ma leggera, intruppamento disordinato ai blocchi di partenza…pronti…VIA!!!
- La prima parte della corsa è molto delicata, la passo cercando di “tagliare il fiato”, alla ricerca del mio un ritmo, del mio passo…sono appena partito ma faccio già molta fatica e comincio a farmi un sacco di domande. La gente mi incoraggia gridando, ma io non sto andando in guerra, ho scelto io di correre. Perché non mi dice divertiti o beato te che hai voluto e potuto preparare una maratona?
- Poi questo momento passa e c’è quello che io definisco “non ce n’è per nessuno”.
E’ il momento più facile (il più bello?), in cui non faccio nessuna fatica e le gambe sembrano andare da sole. Mi godo qualche chiacchiera con chi mi corre accanto e a volte mi sento così in forma da forzare l’andatura per prendere quello che sta 10mt avanti anche se so benissimo che uno davanti, c’è sempre!
- Dopo metà gara nascono i primi dubbi. Non sono poi così forte. Cominciano i primi segni della stanchezza e della fatica. Ginocchio, anca, piedi, ogni dolorino compare puntualmente al chilometraggio che ormai conosco bene. Non ci bado, e come vengono così se ne vanno. Gli infortuni che ho avuto nella preparazione e negli anni cominciano a far sentire la loro presenza e questi non se ne vanno facilmente, li posso solo “addomesticare” tentando di farmeli amici.
- Il muro. Spero sempre non arrivi, povero illuso. E’ in questo momento che faccio la vera esperienza della solitudine, e, solo, devo affrontare questo “tempo” anche in mezzo a migliaia di persone. Non ho più voglia di niente, penso di aver sbagliato qualcosa nella preparazione, anzi, penso di aver sbagliato a voler correre ancora una maratona e mi dico: questa è l’ultima volta, illuso!!! Cominciano i crampi, cavoli, ho sbagliato anche l’alimentazione pre e durante gara…non ne ho fatto una di giusta
- Ultimo chilometro. Ormai arrivo, magari in ginocchio ma arrivo. Abbozzo saluti a chi, a bordo strada, ancora mi incoraggia come a inizio gara, forse poi non avevano così torto. Comincio a cercare volti conosciuti, alcuni sono amici, altri persone speciali, compagni di cammino nella vita.
- Arrivo. Mi fermo e in un misto fra la risata isterica e un pianto liberatorio mi scarico. Ogni singolo muscolo del mio corpo mi si rivolta contro, man mano che si raffreddano sembrano volermela fare pagare e mi pare di diventare sempre più rigido, come una statua tuttavia…
- La maratona però, almeno per me che non corro per vincere (no ghe xe pericoeo), non finisce con l’arrivo. Non è solo una corsa, è una esperienza, e finisce solo quando “torno a casa”, alla vita vera.

Molti di questi stati d’animo mi pare di ritrovarli anche nella vita. Fatica a tagliare il fiato, trovare il mio ritmo, momenti di gioia e solitudine, vecchie cicatrici che a volte ancora fanno male…possono durare alcuni giorni o alcuni mesi, in qualche giornata, di quelle giuste, mi pare di provarli tutti assieme.
Correre a lungo, per tanto tempo, correre le maratone, mi aiuta a riconoscerli, a dargli un nome e quello che chiamo per nome mi fa meno paura.

La maratona, come la vita, che si presenta come uno sport individuale è, in realtà, soprattutto un gioco di squadra. Grazie a tutti agli amici che mi hanno incoraggiato, a quelli che hanno corso con me in questi mesi e un grazie in modo particolare a Ornella.

State tranquilli, di sicuro non vincerò, ma dicono che imparando a perdere si diventa grandi. Io domenica prossima diventerò grandissimo :)

3 marzo 2012

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL....


Oggi ,per me, prima uscita seria del 2012. Con i fidi amici ,Andrea Cesaro e Senior ci siamo trovati a Monselice per un giro un po alternativo. Calaone, Arqua', Monte Cecilia Monticelli ecc. Ottimo per testare le condizioni fisiche di gambe ,fiato e cuore. Se il buon giorno si vede dal mattino ci sono le premesse per una stagione ottima. Dai ..anzi ndemo dai tosi.

25 febbraio 2012

Ricaschemodai

Ad esorcizzare le cadute non sempre si ottengono gli effetti desiderati!
Le premesse erano buone:
- il test "bastoncini" del giorno prima, dal Rifugio Camol a Cima Grappa, aveva fatto ben sperare per il pollice fratturato il 28 gennaio.
- gli sci e gli scarponi nuovi e la voglia matta di provarli;
- un'ottima compagnia: Maria, Alessandro e Giulia, poi Giacomo; Eliana e Paolo.
- la giornata ideale, di sole e neve.
Dopo le prime discese relativamente prudenti ho voluto spingere un po' di più per testare la tecnologia "kers" applicata agli sci nuovi, un microchip che raccoglie l'energia dalle sollecitazioni della tavola, per poi rilasciarla in uscita dalla curva:una bomba!
Purtroppo non avevo tarato sufficientemente gli attacchi x simili carichi: in piena velocità mi si son staccati e, mentre gli sci proseguivano da una parte, io volavo letteralmente dall'altra!
Ho battuto con la nuca sul ghiaccio e, disteso bocconi sulla neve, senza aver perso conoscenza mi rendevo conto di non riuscire a muovere braccia e gambe!
Subito attorno a me Ale, Giulia e Gianni,un carabiniere di servizio sulle piste che subito ha capito la gravita'. Barella, ambulanza e via, all'ospedale di Rovereto. Tac, RMN e rx non rilevavano pero' lesioni di rilievo, solo una parestesia agli arti per il trauma accusato dalle cervicali C4 e C6.
Collare, cortisone e riposo (orizzontale) x 20 gg.
Oggi sto molto meglio, ma non dimenticherò mai quella sensazione di paralisi che per alcuni minuti ho provato.
Grazie a tutti quelli che hanno condiviso nel bene e nel male questa mia avventura: da Gianni, il carabiniere di Fondo Piccolo, in credito di un Brûlé; gli infermieri dell'ambulanza, Angelo,Giorgia e Francesco; lo staff del Pronto Soccorso e tutti gli operatori del reparto di Neurologia. Non ultimi Paolo ed Eliana: non solo non abbiamo sciato assieme, ma han dovuto sobbarcarsi il recupero delle attrezzature, mie e di Maria, nonché riportare a casa la combriccola! Grazie.
E per finire grazie a Maria, che ho spaventato tanto, ma che altrettanto ha saputo ben nascondere.
E che dire di Ale e Giulia: vi ho visto e sentito Grandi, non solo quand'ero steso a terra e viguardavo all'insù, ma ogni qual volta Maria vi rinnovava il bollettino medico.
La morale? Accettare i propri limiti, senza cercare di compensarli necessariamente con le tecnologie, e soprattutto accettare i consigli di chi riesce a vedere le cose con occhi diversi dai tuoi.
Spiace solo aver proposto qualche settimana fa ad Ndemodai anche un giro sugli sci: alla prossima stagione!

15 febbraio 2012

Tanti auguri Gianni!!!


Nella speranza di fare quest'anno tanti giri sull'Altopiano, con te a farci da guida, ti facciamo i nostri AUGURI e guarisci presto che si avvicina la bella stagione!!!

Senior

3 febbraio 2012

Sorridere... di fatica!


Mi fa un certo effetto rivedermi in questa foto, me l'ha scattata Cristina all'arrivo della Marcialonga, una bella gara che sono riuscito a portare a temine.
Per chi è pratico di lunghe distanze, ogni gara è una storia a se, c'è l'euforia della partenza e dei primi km che scorrono veloci tra qualche battuta e le gambe che girano sciolte; la metà gara, in cui ci si ascolta per capire qual'è lo stato di forma, e le difficoltà, che puntuali arrivano.
Nei momenti di crisi, c'è l'uso di ripetersi una specie di mantra che in qualche modo dovrebbe aiutare a combattere i pensieri negativi portando la testa verso la gioia del traguardo. Ogni gara è fatta a modo suo, e i "mantra" dei momenti di crisi per me, sono diversi.
La parola che più mi è girata per la testa mentre coprivo gli ultimi km, è stata questa "devo riuscire a domare la mia marcialonga". E' stata una sfida personale, la lotta contro il "serpentone" lungo 70km che cercava di mettermi sotto.
Beh, alla fine l'ho domata.
L'allenamento mi ha dato le gambe e la sicurezza per affrontare la gara, l'esperienza delle varie maratone fatte mi ha dato la benzina per i km finali ma, oltre a questo, una grande energia veniva dal pensiero che al traguardo c'era Cristina che mi aspettava ma anche tanti amici che in qualche modo e da qualche parte mi stavano aspettando.
Gli ultimi 500 metri, li ho fatti sorridendo con le lacrime agli occhi, cercando volti conosciuti tra la folla che ancora applaudiva e per la fatica che dopo 7 ore e 11 minuti finiva.
Non so se si vede, ma sotto il pettorale indossavo il giubbino ndemo dai, e allora parafrasando Fiore: "ndemo dai, anche sugli sci"
Ciao a tutti. Gigi

2 febbraio 2012

Il pollice dello sciatore... sigh sigh!

Meccanismo di lesione. La lesione è il risultato di una apertura forzata del pollice, come avviene appunto nel caso di una caduta sulla mano aperta che tiene il bastoncino da sci,
Trattamento. *Le lesioni più comuni sono rappresentate da una lacerazione parziale del legamento collaterale ulnare. *Nel caso il legamento sia completamente rotto il trattamento deve essere chirurgico e consiste nella riparazione diretta del legamento o nella sua reinserzione a livello della base della 1a falange del pollice. A tale trattamento segue la immobilizzazione del pollice in apparecchio gessato o in tutore ortopedico per almeno 4 settimane. Già dalla 2a settimana si dovranno iniziare gli esercizi di mobilizzazione attiva della falange distale del pollice per evitare che si formino aderenze tra l'apparato estensore ed il legamento riparato. Dopo le 4 settimane di immobilizzazione si consentirà la ripresa graduale dei movimenti di flesso-estensione dell'articolazione metacarpo-falangea. Sarà tuttavia opportuno proteggere il pollice con il tutore ortopedico da movimenti di apertura per altre 2-3 settimane, evitando comunque attività lavorative o sportive che richiedono l'esecuzione di una pinza forzata per almeno 10 o 12 settimane.
Arrivederci a Pasqua!

20 gennaio 2012

Tanti auguri SIMO!!!

Caro Simone,


tra una rullata e l'altra, tra un impegno di lavoro ed uno con la morosa, vedi di ricordarti ogni tanto di quei "vecchietti" che ambiscono a correre in bici anche con te! Tanti auguri!!!

Senior

13 gennaio 2012

Ndemo dai...a piedi!!!

Da diversi anni alcuni "coraggiosi" o quantomeno "non freddolosi" frequentatori di questo blog, durante la settimana che segue il Natale, si avventurano a piedi per un pellegrinaggio non particolarmente lungo (in genere 100-110 chilometri) a causa dei pochi giorni disponibili, ma sicuramente intenso!!!



Quest'anno il cammino si è snodato da Rieti a L'Aquila accompagnati da giornate splendide "di sole e d'azzurro" condite dal bianco della neve scesa qualche giorno prima! La corona dei monti del Gran Sasso ha fatto da cornice a questo gruppo di quasi 30 pellegrini che, con zaini e scarponi, ha voluto raggiungere il "Luogo della Perdonanza" di Celestino V.

Inutile cercare le parole per descrivere tanta bellezza, unita a una certa tristezza nel vedere ancora il centro de L'Aquila deserto e abbandonato, quasi fosse una città bombardata.


Le persone incontrate lungo la strada ci hanno però scaldato il cuore (e lo stomaco) soprattutto al valico di Castiglione a 1.350 m., quando ci hanno offerto un bicchiere di vino e un caffè caldo insieme al loro formaggio e salame.

Erano dei pastori... e questo mi fa pensare che il Natale in fondo è particolarmente la "loro festa"!



Chi conosce queste esperienze può ben immaginare dove e come abbiamo "dormito".


Per chi non avesse mai avuto modo di sentir raccontare i "pellegrinaggi" a piedi o in bici, che grazie a Max abbiamo imparato ad apprezzare, dico solo che non esistono "grandi comodità", anzi non ne esistono proprio: forse è proprio questo quello che ci rende davvero "pellegrini"!


Il condividere lo stesso pavimento lo stesso bagno nel garage, quest'anno anche gli stessi "banchi", visto che in un paese abbiamo dovuto dormire in chiesa, è qualcosa che (scusate se prendo in prestito le parole da una pubblicità ...) NON HA PREZZO!!!


Lascio a Dario, Stefano e Max l'onore e l'onere se vogliono di condividere qualche foto cussì ve gustè l'ocio anca vojaltri!



Luisa de Senior