19 agosto 2013

“QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO, CHE VOLGE  A MEZZOGIORNO…”
Un ciclo pellegrinaggio dalla partenza con sorpresa: dopo giorni di studio dei percorsi, dopo aver accuratamente chiesto in stazione più volte notizie sul treno (unico, senza cambi) che ci porta a Treviglio,  il giorno prima della partenza facciamo il biglietto per noi e per le nostre bici.  Treno regionale veloce alle 11,39 di sabato mattina dovremmo essere poco dopo le 14 a Treviglio ed iniziare il nostro giro.
Prima tappa: sotto il Monte da papa Giovanni, l’ho promesso a mia mamma che ne è devota  e poi lungo l’Adda, verso Lecco  proprio nei luoghi da cui partono “i Promessi Sposi”  e verso il lago di Como; vogliamo non sia solo un giro turistico ma un pellegrinaggio per cui cerco dei Santuari significativi che ci facciano da meta, ed usiamo il solito metodo del chiedere accoglienza. Partire con borsoni, senza sapere di preciso dove dormirai, indossando le vesti del pellegrino non è cosa facile; la cosa diventa antipatica quando oltre a queste incertezze ci si mette contro l’unica cosa che pareva certa: il treno! Usciamo da casa dopo aver sistemato i ragazzi e le ultime cose e partiamo: controlliamo che il treno sia in arrivo, portiamo le bici al binario, obliteriamo il biglietto e finalmente arriva il treno, con occhio vigile controlliamo se il vagone per le bici è in testa o in coda ma… ma non c’è, non c’è proprio. Oh oh, e adesso? Arriva la capotreno che ci dice di non sapere perché non c’è, ma così è, e ci impedisce di salire e  chiama addirittura la polfer di fronte alle nostre lamentele insistenti.  Finiamo al posto di polizia dove  due gentilissimi poliziotti tentano di trovarci un altro treno – figurati, erano giorni che controllavo sul sito, non ce n’è un altro che va diretto – alla fine partiamo tre ore  dopo con un treno che farà dei cambi (e chi conosce queste esperienze sa quanto “piacevole” sia scaricare la bici dal treno, correre giù per le scale con  bici e borsoni  sottobraccio, risalire le scale, ricaricarla sul treno- e che treno…e che compagnia…). Già qui il mio spirito pellegrino subisce un forte scossone e parto veramente demoralizzata.  Non ce la farò mai a fare la tappa prevista arrivando alle 5 di sera… 
Treviglio: inizia la nostra pedalata tenendo l’Adda sulla sinistra e puntando per Sotto il Monte: come previsto arriviamo tardi ed è tutto chiuso, diciamo lo stesso una preghiera, Stefano si concede una breve ma intensa salita e andiamo verso la casa di Papa Giovanni  anch’essa ormai chiusa.  Proseguiamo ma, vuoi le salite, vuoi le discese, vuoi l’avventura coi treni, vuoi che ormai è calata la sera, ad un certo punto le mie forze iniziano ad abbandonarmi e tentiamo di trovare un posto dove dormire. Dopo il primo tentativo andato a vuoto nel primo paese, siamo ospitati in una parrocchia di un paesino del bergamasco, accolti con entusiasmo da un giovane prete, don Enrico che si fa davvero in quattro per aiutarci. La mattina dopo partecipiamo alla messa e ripartiamo.  Il giro che ci aspetta oggi è una parte del “giro dei laghi Brianzei” e una parte del “triangolo Lariano”.
Tocchiamo Lecco, Civate e paesini  tutti in saliscendi che mettono a dura prova i miei muscoli. Oggi ci aspetta anche la salita alla Madonna del Ghisallo – patrona dei ciclisti – dove arrivo con grande fatica, sia per la salita in sé, borsoni al seguito è tutta un’altra cosa,  ma anche per il traffico notevole di auto che percorrono la strada,  ovviamente arrivati in cima la soddisfazione è grande.  Ora ci aspetta una lunga discesa fino a Bellagio posto dove le nostre povere bici stonano un po’ al confronto con le auto di lusso, spesso decapottabili, che vediamo sfrecciarci accanto. Accompagnati al nostro fianco destro da un lago di Como a dir poco stupendo, sempre in saliscendi attraversiamo i vari paesini, tra cui  Lezzeno e Nesso, uno più bello dell’altro,  finchè le mie gambe mi fanno capire che iniziano a soffrire. Anche qui, la provvidenza si fa vedere tramite don Claudio che ci apre le porte della sua parrocchia e ci offre addirittura una stanza con letti. Mangiamo una pizza in riva al lago, accarezzati da un’aria che rinfresca i pensieri negativi  nati dal troppo correre nel traffico. Ristorati da un buon sonno, dalla Messa, dalla colazione offertaci in parrocchia, dalla chiacchierata condivisa con don Claudio  ripartiamo con meta Como. Il traffico è decisamente intenso e la strada molto stretta,  il lago a destra ed il monte a sinistra. Ogni tanto ripenso all’incontro ravvicinato di Stefano con il Camion l’anno scorso ed ho i brividi.  Dopo aver visitato il duomo di Como decido che non è il caso di proseguire per Varese, visto il traffico, ma di modificare il giro e finire così l’anello dei laghi Briantei. In bici di nuovo nella parte a sud dei laghi Alserio, di Pusiano, di Annone. Decidiamo di fare l’altra sponda  rispetto all’andata del lago di Garlate e Olginate sperando di farcela a prendere il treno a Treviglio entro sera ma come al solito arrivo dove arrivo e Stefano prova a richiamare la parrocchia della prima sera per vedere se don Enrico è così gentile da ospitarci di nuovo perché proprio non riesco ad andare più avanti. Di nuovo e con entusiasmo non ci viene rifiutato niente, anzi, questa sera ci offre pure una visita guidata della sua bella chiesa. Il mattino dopo la Messa, si riparte alla volta del santuario della “Madonna del Bosco” e di Imbersago dove c’è il traghetto progettato da Leonardo che fa la spola tra una sponda e l’altra dell’Adda. Ad  Imbersago prendiamo la piacevolissima ciclabile sterrata lungo l’Adda che percorriamo fin quasi a Treviglio.

Ci sono stati momenti in cui dentro me una voce diceva: “voglio andare a casa”. Non ha aiutato la partenza burrascosa con i treni e forse in questi giri è da trovare un equilibrio migliore tra km da percorrere e cose da vedere o pause da fare. Forse  è un po’ da ricalibrare un modello a “mia misura” per gustare meglio l’insieme dell’esperienza. Quello che mi porto a casa, oltre allo spettacolo del lago, al fatto di poter stare per un po’ da sola con Stefano, sono gli incontri, le relazioni con i due preti che ci hanno accolto. Non sono luoghi tipici per i pellegrinaggi come lo possono essere le strade verso Assisi o Roma o Loreto, dove i pellegrini sono di casa;  è un po’ insolito e bizzarro trovare ciclo pellegrini in questi posti quindi non posso che essere grata a queste persone, questi preti, per essersi fidate di noi, delle nostre intenzioni, per averci dato l’opportunità di vivere  l’essere “ospiti”, l’essere “di passaggio”.

   

3 commenti:

  1. Carissimi Stefano e Ornella, anch'io mi unisco al Bajo: bravissimi!
    Dalle foto però non si direbbe che abbiate tribolato, pellegrinato, sofferto, anzi: dite la verità che senza i "tosi" xe stà 'na luna de miele!
    Scherzo! Son certo che non è stata nemmeno la vostra, una passeggiata!
    Come vi capisco! anch'io e Maria ce la siam vista brutta più di qualche volta, quando calava la sera e non avevamo ancora un tetto dove andare... in Bretagna, a ferragosto!
    Quanto al treno, beh, siamo stati un po' più fortunati: lì tutti i regionali hanno le carrozze "pour les velòs" A GRATI!
    Un solo inconveniente: 1.500 km de' macchina a 'ndare... e 1.500 Km a tornare!
    Janez

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  2. Ammiro la tua tenacia e apprezzo molto la tua capacità di "accettare" il limite oltre il quale il piacere dell'esperienza rischia di diventare "dannoso stress"...all'Ascaro però dò (chissà se ghe voe o no l'accento!!!!) atto de essare davvero bravo a tirare fora elmejo de ti (de sicuro in bici ma anca in altro) Belle le foto sono sicura che questi giorni resteranno "mitici" nei vostri cuori :-) Luisa






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