“QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO, CHE VOLGE A MEZZOGIORNO…”
Un ciclo pellegrinaggio dalla partenza con sorpresa: dopo
giorni di studio dei percorsi, dopo aver accuratamente chiesto in stazione più
volte notizie sul treno (unico, senza cambi) che ci porta a Treviglio, il giorno prima della partenza facciamo il
biglietto per noi e per le nostre bici.
Treno regionale veloce alle 11,39 di sabato mattina dovremmo essere poco
dopo le 14 a Treviglio ed iniziare il nostro giro.
Prima tappa: sotto il Monte da papa Giovanni, l’ho promesso
a mia mamma che ne è devota e poi lungo
l’Adda, verso Lecco proprio nei luoghi
da cui partono “i Promessi Sposi” e
verso il lago di Como; vogliamo non sia solo un giro turistico ma un
pellegrinaggio per cui cerco dei Santuari significativi che ci facciano da
meta, ed usiamo il solito metodo del chiedere accoglienza. Partire con borsoni,
senza sapere di preciso dove dormirai, indossando le vesti del pellegrino non è
cosa facile; la cosa diventa antipatica quando oltre a queste incertezze ci si
mette contro l’unica cosa che pareva certa: il treno! Usciamo da casa dopo aver
sistemato i ragazzi e le ultime cose e partiamo: controlliamo che il treno sia
in arrivo, portiamo le bici al binario, obliteriamo il biglietto e finalmente
arriva il treno, con occhio vigile controlliamo se il vagone per le bici è in
testa o in coda ma… ma non c’è, non c’è proprio. Oh oh, e adesso? Arriva la
capotreno che ci dice di non sapere perché non c’è, ma così è, e ci impedisce
di salire e chiama addirittura la polfer
di fronte alle nostre lamentele insistenti.
Finiamo al posto di polizia dove
due gentilissimi poliziotti tentano di trovarci un altro treno –
figurati, erano giorni che controllavo sul sito, non ce n’è un altro che va
diretto – alla fine partiamo tre ore dopo con un treno che farà dei cambi (e chi
conosce queste esperienze sa quanto “piacevole” sia scaricare la bici dal
treno, correre giù per le scale con bici
e borsoni sottobraccio, risalire le
scale, ricaricarla sul treno- e che treno…e che compagnia…). Già qui il mio
spirito pellegrino subisce un forte scossone e parto veramente demoralizzata. Non ce la farò mai a fare la tappa prevista
arrivando alle 5 di sera…
Treviglio: inizia la nostra pedalata tenendo l’Adda sulla
sinistra e puntando per Sotto il Monte: come previsto arriviamo tardi ed è
tutto chiuso, diciamo lo stesso una preghiera, Stefano si concede una breve ma
intensa salita e andiamo verso la casa di Papa Giovanni anch’essa ormai chiusa. Proseguiamo ma, vuoi le salite, vuoi le
discese, vuoi l’avventura coi treni, vuoi che ormai è calata la sera, ad un
certo punto le mie forze iniziano ad abbandonarmi e tentiamo di trovare un
posto dove dormire. Dopo il primo tentativo andato a vuoto nel primo paese, siamo
ospitati in una parrocchia di un paesino del bergamasco, accolti con entusiasmo
da un giovane prete, don Enrico che si fa davvero in quattro per aiutarci. La
mattina dopo partecipiamo alla messa e ripartiamo. Il giro che ci aspetta oggi è una parte del
“giro dei laghi Brianzei” e una parte del “triangolo Lariano”.
Tocchiamo Lecco, Civate e paesini tutti in saliscendi che mettono a dura prova
i miei muscoli. Oggi ci aspetta anche la salita alla Madonna del Ghisallo –
patrona dei ciclisti – dove arrivo con grande fatica, sia per la salita in sé,
borsoni al seguito è tutta un’altra cosa, ma anche per il traffico notevole di auto che
percorrono la strada, ovviamente
arrivati in cima la soddisfazione è grande.
Ora ci aspetta una lunga discesa fino a Bellagio posto dove le nostre
povere bici stonano un po’ al confronto con le auto di lusso, spesso
decapottabili, che vediamo sfrecciarci accanto. Accompagnati al nostro fianco
destro da un lago di Como a dir poco stupendo, sempre in saliscendi
attraversiamo i vari paesini, tra cui
Lezzeno e Nesso, uno più bello dell’altro, finchè le mie gambe mi fanno capire che
iniziano a soffrire. Anche qui, la provvidenza si fa vedere tramite don Claudio
che ci apre le porte della sua parrocchia e ci offre addirittura una stanza con
letti. Mangiamo una pizza in riva al lago, accarezzati da un’aria che rinfresca
i pensieri negativi nati dal troppo
correre nel traffico. Ristorati da un buon sonno, dalla Messa, dalla colazione
offertaci in parrocchia, dalla chiacchierata condivisa con don Claudio ripartiamo con meta Como. Il traffico è
decisamente intenso e la strada molto stretta, il lago a destra ed il monte a sinistra. Ogni
tanto ripenso all’incontro ravvicinato di Stefano con il Camion l’anno scorso
ed ho i brividi. Dopo aver visitato il
duomo di Como decido che non è il caso di proseguire per Varese, visto il
traffico, ma di modificare il giro e finire così l’anello dei laghi Briantei. In
bici di nuovo nella parte a sud dei laghi Alserio, di Pusiano, di Annone.
Decidiamo di fare l’altra sponda rispetto all’andata del lago di Garlate e
Olginate sperando di farcela a prendere il treno a Treviglio entro sera ma come
al solito arrivo dove arrivo e Stefano prova a richiamare la parrocchia della
prima sera per vedere se don Enrico è così gentile da ospitarci di nuovo perché
proprio non riesco ad andare più avanti. Di nuovo e con entusiasmo non ci viene
rifiutato niente, anzi, questa sera ci offre pure una visita guidata della sua
bella chiesa. Il mattino dopo la Messa, si riparte alla volta del santuario
della “Madonna del Bosco” e di Imbersago dove c’è il traghetto progettato da
Leonardo che fa la spola tra una sponda e l’altra dell’Adda. Ad Imbersago prendiamo la piacevolissima
ciclabile sterrata lungo l’Adda che percorriamo fin quasi a Treviglio.
Ci sono stati momenti in cui dentro me una voce diceva:
“voglio andare a casa”. Non ha aiutato la partenza burrascosa con i treni e
forse in questi giri è da trovare un equilibrio migliore tra km da percorrere e
cose da vedere o pause da fare. Forse è
un po’ da ricalibrare un modello a “mia misura” per gustare meglio l’insieme
dell’esperienza. Quello che mi porto a casa, oltre allo spettacolo del lago, al
fatto di poter stare per un po’ da sola con Stefano, sono gli incontri, le
relazioni con i due preti che ci hanno accolto. Non sono luoghi tipici per i
pellegrinaggi come lo possono essere le strade verso Assisi o Roma o Loreto,
dove i pellegrini sono di casa; è un po’
insolito e bizzarro trovare ciclo pellegrini in questi posti quindi non posso che
essere grata a queste persone, questi preti, per essersi fidate di noi, delle
nostre intenzioni, per averci dato l’opportunità di vivere l’essere “ospiti”, l’essere “di passaggio”.
bravi...
RispondiEliminaCarissimi Stefano e Ornella, anch'io mi unisco al Bajo: bravissimi!
RispondiEliminaDalle foto però non si direbbe che abbiate tribolato, pellegrinato, sofferto, anzi: dite la verità che senza i "tosi" xe stà 'na luna de miele!
Scherzo! Son certo che non è stata nemmeno la vostra, una passeggiata!
Come vi capisco! anch'io e Maria ce la siam vista brutta più di qualche volta, quando calava la sera e non avevamo ancora un tetto dove andare... in Bretagna, a ferragosto!
Quanto al treno, beh, siamo stati un po' più fortunati: lì tutti i regionali hanno le carrozze "pour les velòs" A GRATI!
Un solo inconveniente: 1.500 km de' macchina a 'ndare... e 1.500 Km a tornare!
Janez
Ammiro la tua tenacia e apprezzo molto la tua capacità di "accettare" il limite oltre il quale il piacere dell'esperienza rischia di diventare "dannoso stress"...all'Ascaro però dò (chissà se ghe voe o no l'accento!!!!) atto de essare davvero bravo a tirare fora elmejo de ti (de sicuro in bici ma anca in altro) Belle le foto sono sicura che questi giorni resteranno "mitici" nei vostri cuori :-) Luisa
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